Cari lettori, mi perdonerete lo sfogo -spero- ma sono stato direttamente coinvolto in una cosa di cui sento il bisogno di parlare, e il blog mi sembra il mezzo più adatto per farlo (nonostante abbia tra le bozze alcuni post squisitamente tecnici e indubbiamente più appetibili per voi ottimizzatori).
Se avete voglia di ragionare un po’ con me su business e SEO, e soprattutto se non siete colleghi ma potenziali acquirenti di prestazioni e progetti SEO, continuate a leggere.
Un giorno a fine giugno, vengo contattato da una società di “consulenza e formazione” di La Spezia, il cui project manager (indirizzato dal buon Fradefra) mi chiede se sono disposto ad offrire loro formazione SEO.
Colgo l’occasione per ringraziare pubblicamente Francesco il quale, non potendo occuparsi direttamente della cosa (anche lui fa formazione SEO/SEM, lo ricordo) ha deciso di indicare me come potenziale alternativa. Francesco, nonostante la buona fede, non poteva sapere quello che sto per scrivervi, e quindi non ha colpe.
Perché questa società aveva bisogno di un corso di formazione?
Durante i colloqui successivi, è emerso qualcosa di torbido: questa società, di cui per ovvie ragioni non farò il nome, ha agito in una maniera che ritengo eticamente e professionalmente inconcepibile: ha venduto un progetto SEO senza avere il minimo know-how per affrontarlo.
La persona che mi ha contattato, ha candidamente ammesso di non conoscere neppure le basi del posizionamento, e per un progetto già venduto, che dovrebbe iniziare a luglio, mi ha chiesto (a fine giugno) di spiegare loro “come si fa”, partendo letteralmente dall’ABC.
Chiaramente, non sta a me giudicare l’approccio altrui (anche se nulla impedisce a me nè a voi di esprimere un parere in merito), per cui ho formalizzato un’offerta di formazione, un corso SEO che prevedeva un programma all’uopo, a un costo ovviamente fisso.
Dov’è il problema?
Se siete tra quelli che i servizi SEO intendono acquistarli, è lampante dove caschi l’asino, e non c’è bisogno di spiegarlo (vero?). E nel caso in questione, i malcapitati clienti di questa società che ha offerto loro il progetto SEO sono un’azienda importante, una di quelle il cui nome è ampiamente conosciuto, offline, a livello nazionale!
Tirerei acqua al mio mulino se vi consigliassi di rivolgervi esclusivamente a professionisti ed aziende che operano specificamente in questo settore, e di verificarne le referenze prima di accettare un’offerta, tuttavia mi vien l’amaro in bocca se penso a quanti si lasciano letteralmente fregare da chi propone ciò che non è in grado di offrire, o peggio ancora truffare da chi offre – consapevolmente – qualcosa di inefficace (“inserimento in 1000 motori”, “ottimizzazione del meta tag keywords”…)
Com’è andata a finire con questa società?
In una parola: male. Malissimo, anzi. Però per loro, e per il loro cliente, mi sa.
Chi mi ha contattato mi ha proposto, in risposta alla mia offerta, un pagamento della formazione basato sulle performance (dell’attività che avrebbero svolto loro, in seguito agli incontri formativi). Chiaramente una proposta inaccettabile, sotto ogni punto di vista.
La motivazione di ciò, è duplice.
Primo: la remunerazione a performance proposta era basata esclusivamente sui risultati di questo (loro) progetto. Senza tener conto del fatto che il know-how acquisito avrebbero potuto, in quanto società di “consulenza e formazione“, rivenderlo (letteralmente) ai propri clienti presenti e futuri.
Ma ovviamente non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, e dunque quest’ultimo punto è stato ripetutamente e deliberatamente ignorato dal mio interlocutore, anche in seguito alle mie rimostranze in tal proposito.
Secondo: hanno ideato loro il progetto, definendone gli obiettivi (ricordo: senza saperne un’acca), e senza fornire alcun ulteriore dettaglio in merito. È ovvio che un docente non può accollarsi la responsabilità economica di quel che combina un proprio alunno, specie se gli viene chiesto di intervenire a cose fatte.
Nessuno, in nessun campo, offre formazione a performance – tanto meno, a queste condizioni – e vi invito a smentirmi.
Oltretutto, erano reticenti a divulgare qualsivoglia informazione circa il progetto: per loro stessa ammissione, avevano decisamente paura che gli “soffiassi” il cliente.
Quando, per risolvere l’impasse, ho proposto loro un accordo di non divulgazione, che consentisse loro di mettermi al corrente in piena tranquillità dei dettagli strategici e operativi, hanno preteso di aggiungere una penale che era 4 volte tanto quel che gli avevo chiesto (loro, per contro, pretendevano di pagare anche a rate) e che per di più mi avrebbe impedito di avere a che fare a qualsiasi titolo con il loro cliente, tramite una clausola di non concorrenza della durata di quasi 4 anni.
Dove entra in gioco la fiducia
Sono fermamente convinto che chi acquista una prestazione SEO o SEM deve avere piena fiducia nel partner.
Non si tratta solamente di valutare competenze e professionalità (per quello ci sono degli strumenti apposta, come ad esempio: referenze, reputazione, portfolio clienti, case history), si tratta soprattutto di fiducia.
La correttezza e l’onestà sono qualità che prescindono la capacità tecnica, e diventano tanto più indispensabili se si pensa che la SEO ed il Web Marketing sono due attività che possono influenzare in modo sostanziale la gestione del business, gli investimenti, la comunicazione, il CRM ed i processi interni ad un’azienda.
Quale azienda sarebbe tanto folle da permettere a qualcuno di cui non si fida, di metter mano ad aspetti tanto vitali? Il SEO non è un fornitore, è un partner (almeno, così la vedo io), che in quanto tale deve ricevere fiducia ed agire in modo sempre molto responsabile.
Ecco perché, a fronte di una persona che – avendomi contattato di sua volontà – non crede alla mia parola (“non voglio fregarti il cliente, ed ho interesse a offrirti quanto di meglio so fare, non un briciolo di meno“), e che per di più insiste a voler trattare su aspetti che sono assolutamente non negoziabili, non posso che rispondere picche.
Non avete idea della soddisfazione…
…e della liberazione che ha rappresentato per me dire, a questa persona:
Visto che manca del tutto la fiducia reciproca, vengono meno anche i presupposti minimi e indispensabili per avviare una qualsiasi forma di collaborazione.
Pertanto, ritiro la mia offerta e mi dichiaro indisponibile a lavorare con voi.
Sarà un mio limite – e lo ammetto senza timore –, ma quando parlavo al telefono con costui ero teso, nervoso, e mi agitavo sapendo di avere a che fare con una persona che, in ultima istanza, provava a fregare me, oltre il suo cliente.
È stato il NO più soddisfacente della mia vita, professionalmente parlando. E, a livello personale, mi sono liberato di una persona dal modo di fare assolutamente sgradevole.
Da quel giorno sono sereno, ho la coscienza a posto e sono pronto ad affrontare quel che ancora mi riserva questo mio secondo anno da libero professionista.
Ciao Maurizio! Come stai?
Hai perfettamente ragione, ci deve essere un rapporto fiduciario per forza delle cose fra cliente e fornitore SEO.
Avviare un servizio, con la consapevolezza che dall’altra parte hai gli occhi addosso perchè non si fidano per niente, è una cosa che fa male sia al cliente, che al fornitore dei servizi, oltre che chiaramente all’eventuale progetto.
Petro ma io non capisco il problema, spiegavi a questa persona che tutto si basa sul meta keywords, sulla keyword density e sulla ripetizione di parole chiave nel titolo e la tua consulenza era bella che finita.
Vabbè dai visto che sei buono avresti dovuto anche dirgli di costruire backlink da siti di casino e poker online per sbaragliare la concorrenza.
LOL
Concordo, dire un “no” ad un prospect incompetente e antiprofessionale come questo è una gran soddisfazione!
🙂
Anche rifiutare lavori male impostati o inconsistenti è un modo intelligente di sviluppare la SEO genuina e diffonderne un’immagine positiva.
lo sanno tutti, mai fare affari con quelli di La Spezia!! 😀
Ciao Petro!
Robe
(Spezzino DOC)
Per anni ho sostenuto, e continuo a sostenere pur avendo ora incarichi differenti, che *esistono* dei casi in cui è utile/possibile/necessario rifiutare una commessa.
Le ragioni sono diverse. Un obiettivo irraggiungibile, un contratto invendibile o, più semplicemente, dei presupposti non chiari. E questo post è solo una delle conferme.
Purtroppo quando queste decisioni rientrano in un contesto aziendale, e tu Maurizio lo sai bene almeno quanto me, questo tipo di scelta non è sempre possibile ed alcune volte scappano certi contratti che… forse sarebbe stato meglio non vedere mai.
Nel caso di un libero professionista che ha l’onore e l’onere di scegliersi i contratti, questa decisione è un peso ulteriore perché ci si sobbarca in prima persona il costo del rischio. Sono certo però che un professionista serio possa definirsi tale solo quando è arrivato al punto di comprendere che anche l’accettazione di un contratto è un costo che và messo sulla stessa bilancia del ricavo ottenibile dal contratto stesso. Ci sono volte in cui il gioco non vale la candela ed il rifiuto è il modo più professionale per concludere l’accordo.
… mi capita spesso di dire “Scusi, credo che YoYo non sia il fornitore migliore per lei”.
Poi chiaramente allo stesso modo posso capire che a volte per pagare la bistecca ai propri figli, si debba fare scelte diverse. Umano e giustificato. Ma alla lunga, non paga ed è controproducente.
Per quanto mi riguarda ho sempre portato avanti la politica di non accettare commesse poco definite, rischiose (in termini di chiarezza, non di successo), ecc. In molti casi ci ho rimesso un possibile cliente, ma a distanza di anni non me ne sono mai pentito. Mai una volta. Forse non compro un paio di Versace al mese, ma non sono neppure morto di fame. Quindi proseguirò così.
la fiducia è un prerequisito indispensabile, hai fatto bene e mi sa che… sei in buona compagnia.
la tua storia mi ha ricordato anche diversi episodi spiacevoli con “agenzie faccio tutto io” che alla fine volevano solo un corso di formazione aggratis, non il servizio per il loro cliente.
Secondo me ci hai perso pure troppo tempo con loro. Gia’ il fatto che mi chiedevano di fare formazione a loro, societa’ che si rivende poi le conoscenze acquisite, era un buon motivo per fermarsi li.
A meno che la cifra non fosse stata tipo 20 mila euro in su.
>> societa che si rivende poi le conoscenze acquisite, era un >> buon motivo per fermarsi li.
Salve, chiedo scusa, ma tu e l’autore del post dove lavorate? vi vengo a trovare volentieri, mi assumete? chiunque sa che servizi e prodotti di natura informatica di un certo livello in italia sono al 80% appalti e commesse dati in sub-appalti, in certi casi si arriva anche al terzo passaggio di mano, e i programmatori e tecnici con le pa**e prendono 4 soldi in confronto ai commerciali e a chi avendo i contatti e i giusti santi in paradiso si procura le grosse “commesse”.
Non ce nulla da “scandalizzarsi” in un paese come l’italia,a meno che non siate dei moralisti e farisei. Questo post sicuramente ben-scritto mi ha dato spesso la sensazione di questa parabola http://it.wikipedia.org/wiki/Parabola_del_fariseo_e_del_pubblicano/
@sulfaro il fatto che non quoti a dovere non mi permette di assumerti :p
Scherzi a parte, io non mi vendo l’orso prima di averlo catturato. Quindi non certo di vendere un servizio se prima non ho un partner al quale rivolgermi. ovvero non lo cerco all’ultimo minuto.
Che esista il subappalto e’ abbastanza lecito, che poi ci sia l’altro discorso dei troppi passaggi e del sottopagato, altra storia.
E ogggi per questo motivo sono un felice lavoratore britannico.
Intervengo rivolgendomi ad Andrea e a Sulfaro per chiarire alcuni punti importanti; a tutti gli altri che hanno commentato (ciao!) risponderò più tardi.
Andrea, il fatto che la società destinataria della formazione possa rivendere quello che le viene trasmesso non è, in sè, un motivo per rifiutare il lavoro. Semmai, può essere un motivo per alzare il prezzo 😉
Fare formazione a chi poi rivende il know-how acquistato è una pratica piuttosto diffusa, anche presso le agenzie SEO/SEM, e non solo in Italia.
Sulfaro, la tua è una provocazione: esprimiti pure liberamente, ma per cortesia evita di scrivere commenti fuorvianti o fuori tema.
So benissimo che esiste il subappalto (a proposito, da dove viene la statistica che citi?) e conosco buona parte delle contraddizioni che ne derivano, ma purtroppo tutto questo non c’entra nulla con il caso affrontato nel post.
P.s. lavoro (come ampiamente desumibile leggendo un po’ ovunque in questo sito) come freelance con base a Piacenza, e no, mi spiace, non ho intenzione di assumere nessuno, per ora. Ma se passi da queste parti, una birra te la offro volentieri 🙂
Bella storia 🙂
Purtroppo ce ne sono in giro di furbacchioni che non solo fanno tutto quello che dici tu, ma mi pare anche evidente che sottostimano assai il nostro lavoro; questo per me è già un motivo per mandarli ad un software di submission alle directory 🙂
E’ il bello di essere freelance !!!
Aggiungo che anche il cliente deve essere un bel pollo se ha scelto l’offerta di qualcuno che non conosce il settore. Un buon progetto si vede anche su carta e un patacca non può scriverne uno all’altezza.
No, infatti Petro, la mia risposta orginale poteva essere più articolata. Io stesso ho fatto formazione ha società che si sono rivenduti il know how acquisito, ma era l’insieme di quanto da te scritto che non quagliava per nulla.
Tutti gli allievi si rivendono la conoscenza che acquisiscono durante i corsi e questo ritengo che sia un loro diritto, visto che pagano per frequentare 🙂
Non ci trovo nulla di male.
Il punto, secondo me, non è se uno rivende o no la conoscenza, ma se lo fa con correttezza. Se un’azienda si spaccia per esperta, quando ha appena imparato, trovo la cosa poco professionale e morale. Se si prende il giusto tempo, fa i suoi esperimenti, ecc. allora mi pare tutto ok.
Poi, io non giudico nessuno. Ognuno faccia quello che gli pare. Io l’unica cosa che so è che presento un preventivo, considerando anche il rischio e le garanzie o vincoli che mi vengono richiesti. Anche le garanzie hanno un valore. Poi all’agenzia decidere se ci sta o no.
Quando invece si supera certe soglie di professionalità, rifiuto ed amen.
Ecco … hai centrato il punto fradefra.
>>@sulfaro il fatto che non quoti a dovere non mi permette di assumerti :p
mi piace il tono del tuo commento, devi essere una persona alla mano 🙂 , beh non ho sbagliato…. Diciamo che nell editor la formattazione era diversa 😛 ,
<< Io stesso ho fatto formazione ha società che si sono
e io con gli amici potrei sparlare del mio futuro capo che mi cade sull "acca" da seconda elemetare!?!?? beh si vede che ti sei ambientato bene in UK 🙂 io non cela farei mai a vivere li'.
<<Scherzi a parte, io non mi vendo lorso prima di averlo catturato.
beh ovvio! ma ad eticolandia non in italia, paese per definizione "dell' arrangiarsi", dei miei portafogli persi mai piu trovati,della precarieta' a tutti i livelli, delle tasse-queste sconosciute, della scaltrezza maligna , etc etc…
@petrone
dai non sono stato assolutamente fuorviante ne' provocatorio…
e' solo un commento critico,con annessa similitudine/metafora biblica 😉
una voce diversa dal solito coro di consensi gratuiti,che puo' solo arricchirti.
io ho detto che e' inutile stupirsi e far teatro con espressioni pesanti (..eticamente inconcepibile, …. sfogo.. aziende che truffano…) di pratiche che sappiamo benissimo quanto siano assodate (il su citato sub-appaltare e demandare) anche e sopratutto ad alti livelli (srl e aziende con diversi dipendenti)
io non saro' esperto come te ma in informatica se conosco il 20% della materia (giusto per supervisionare il tutto) accetto la commessa e la rigiro quasi tutta (se non tutta in caso di amicizia) ad un esperto del settore. e' normale. si impara anche cosi'.ce' chi lo fa per soldi,chi per sete crescente di conoscenza ed espansione proprie capacita',chi per entrambe.
quindi assodato che non c'e' nulla di "eticamente inconcepibile" perche' non parliamo di eutanasia o inseminazione assistita, e' chiaro che robe come paranoia infantile del furto del cliente e pagamento su performance di un SUB-appalto [mai sentita una cosi'sfacciata] fanno ridere agrodolcemente me,te e chiunque stia leggendo. e' ovvio.
<<lavoro come freelance con base a Piacenza….. se passi da queste parti, una birra te la offro volentieri…
non lo sapevo.quanto e' piccolo il mondo, ero li' 2 ore prima di postare, ho visto un ponte piegato in due. spero non si sia fatto male nessuno.
parli di fiducia, il seo come amico quasi di famiglia-azienda, partner che dovrebbe conoscere i processi interni. belle parole, se ti va metti in cantiere un nuovo post su tecniche e procedimenti su come ottenere la cosa piu' rara al mondo , la fiducia, da una entita' che NON ti conosce,al di la' di un buon blog/portfolio/passaparola. Cosa si fa? si inizia a parlare a senso opposto? raccontando le NOSTRE cose personali e-non, sperando nella emulazione per riconoscenza?
considera la vera realta' dei clienti per informatici e SEO e se vuoi questa lettura http://www.innovando.it/comunicazione-senza-contenuti-931.html
@Giulio: ciao, sto bene, grazie per il tuo commento: lo condivido appieno!
@Fede 😀
@Emanuele: assolutamente, saper rifiutare è un’ottima cosa!
@Robe: già, brutti affari a La Spezia 🙂 tu poi sei il peggiore 😛 (sì, sono loro)
@Simone: hai perfettamente ragione, purtroppo non sempre le dinamiche aziendali consentono la scelta migliore… da freelance, ovviamente resta comunque è una responsabilità!
@Fradefra: il tuo primo commento avrei potuto firmarlo anch’io.
@Sergio: certe richieste purtroppo arrivano comunque, ti sono solidale.
@seoroma: il cliente appare “pollo”, è vero, ma la colpa secondo me è anche nostra, perché come settore, non riusciamo sempre a chiarire quali sono i presupposti di un buon progetto e di una scelta consapevole dei partner. O no?
@sulfaro (ti ho tenuto per ultimo, ma per te scrivo la risposta più lunga): innanzitutto tengo a ripeterti in pubblico che apprezzo anche i commenti negativi, perché spesso fanno riflettere.
Lasciando da parte l’etica, trovo comunque scorretto che una società prima venda un progetto e si preoccupi solo all’ultimo minuto di apprendere il necessario per gestirlo o di trovare fornitori che lo facciano, per di più senza avvertire il cliente.
Credo che la trasparenza sia un fattore chiave: nulla di male a subappaltare (anche se in questo caso si parlava d’altro) o a chiedere formazione o supervisione per un progetto che si affronta: l’importante secondo me è dare al cliente piena visibilità della cosa.
E resto comunque dell’idea che vendere certi pacchetti (“inserimento in 1000 motori”, “ottimizzazione del meta tag keywords”) rimanga comunque una truffa, perché sono semplicemente inutili.
Forse non su tutto saremo d’accordo, ma su una cosa credo che tu possa assentire: il confronto fa bene 🙂
Come ottenere la fiducia, alla fine della fiera? Rimane una domanda fondamentale, non pretendo di avere la risposta ma magari un giorno porterò il mio punto di vista su questo stesso blog, e con chi vorrà ci faremo una bella chiacchierata.
P.s. il ponte che hai visto sul Po è crollato qualche mese fa, solo feriti leggeri per fortuna… ma poteva andare peggio. Ora lo stanno demolendo e rifacendo.
Credo che più di ogni altra cosa nel lavoro conti la dignità.
L’ignoranza e la mancanza del rispetto del lavoro e competenze altrui è un qualcosa che mi irrita da sempre anche a me.
Posso dirti, Maurizio che avei fatto la stessa cosa che hai fatto tu.
Il tono di chi ne sa meno di te e vuole per di più fregarti credendo che tu non te ne accordi è poi un qualcosa che si percepisce dalle prime note.
Il mondo del seo è un mondo difficile, arduo anche se potente. Credo che solo un seo può capire un seo, nessun altro
Il committente non sa la potenza e la competenza che un seo gli sta proponendo dettata da anni di lavoro, studio e sacrificio.
Sentirsi dire da alcuni clienti arroganti, isterici e aggressivi mentre ti fumano in faccia che credevano che google mettesse in ordine i siti delle serp in base all’ordine alfabetico è una molla che fa scattare l’abbandono del terreno anche a me.
Per di più poi questo tipo di persone (numerose aimhè!) comanda e dice: “tu devi fare così!”.
Pazzesco.
E’ come se io, che di arabo non so nulla dicessi ad un arabo come si scrive in arabo!
Ecco perché alla luce di tante di queste situazioni personali e non, come le tue, il 90% del mio lavoro è dedito ad attività mie e di nessun altro.
Hai detto bene Maurizio: “Il seo deve basarsi sulla fiducia, lavorare spalla a spalla come partners per un obiettivo comune”.
Ma quanto è difficile a volte.
Dico la mia…forse in maniera semplicistica ma secondo me corretta.
In qualche modo Sulfaro ha detto una cosa corretta:
“chiunque sa che servizi e prodotti di natura informatica di un certo livello in Italia sono all’ 80% appalti e commesse dati in sub-appalti”
Sapete qual’è l’unico errore che hanno fatto quelli della web agency?
Non coinvolgere in fase di preventivo la fornitura SEO: facendo una stima quanto mai aleatoria…se ti coinvolgevano in questa fase sarebbe filato tutto liscio: potevi valutare il grado di competenza dell’agenzia, potevi dare una stima della formazione ed affiancamento necessaria (anche in termini di budget) e forse l’agenzia si sarebbe accorta che era necessario fare qualche ritocchino e ripensamento. 🙂
Dai Mauri,
lo sai che se lavorassi in agenzia queste situazioni capiterebbero molto più frequentemente, perciò goditi la tua libertà, e il tuo privilegio, non per esserti “liberato da una persona sgradevole” ma per essere libero di essere quello che sei e di fare quello che ti senti.
@Paolo Parella: “Credo che solo un seo può capire un seo, nessun altro”
Azz, devo dirlo alla mia segretaria 🙂
Beh a me più che altro avrebbe dato fastidio proprio il discorso del pagamento legato alla performance.
E’ un “limitare i danni”. Qui chiedevano la tua consulenza ed il tuo intervento, ma le decisioni erano già state prese. Loro decidevano, tu ne eri il responsabile.
Chi ha lavorato a vari progetti (grazie a FradeFra) sa che alcune cose sono fattibili, altre non lo sono, altre ancora applicabili solo in parte. Ed è praticamente impossibile intervenire come si vorebbe su progetti di cui non si conosce, o non si può modificare, la base.
Ma chiedere loro di essere professionali, onesti e trasparenti sarebbe stato troppo immagino, visto il comportamento. Ma anche perchè….. fino ad oggi senza sapere un acca come hanno fatto a vendere altri progetti????
@Stefano Piotto
“Azz, devo dirlo alla mia segretaria :-)”
…se vuoi glielo dico io.
🙂
Caro Maurizio, è capitato diverse volte anche a me di ricevere proposte simili. Ma è lo specchio del nostro paese: qui da noi le gare di appalti pubblici sono frequentate da società mai esistite e costituite per l’occasione, se poi non vincono vengono sciolte. Come dice un vecchio adagio … “il pesce puzza dalla testa”
Polo-web
Ciao Maurizio,
arrivo dal sito di searchbrain 🙂
Mi sono letto questo articolo e non posso che concordare con la tua scelta.
In giro ci son fin troppi cialtroni che creano un clima di diffidenza nel mercato, spero che quelli con cui hai avuto a che fare siano finiti a gambe all’aria, finanziariamente parlando.
Ciao Maurizio,
leggendo questo post ho sentito anch’ io una grande soddisfazione e se ti avessi avuto davanti ti avrei abbracciato.
Capita spesso anche a me di avere a che fare con la stessa tipologia di persone/truffatori e ogni volta mi incazzo, quasi stando male, considerando tutto l’ impegno e l’amore che impiego per questo lavoro e sapere che purtroppo esistono anche loro.
Come si dice qualche volta “gran bel pezzo” 🙂
Mi stupisco sempre dei commenti che dicono “ma tanto succede sempre così”. Innanzitutto si denuncino queste cose, ed è bene che a farlo sia una persona che conosce bene il settore come Maurizio, almeno è più credibile. Nel mio piccolo ho incontrato le stesse situazioni. Non sono sorpreso, ma mi sento sollevato dal fatto che non sono così idealista, ma probabilmente uno con i piedi per terra.
C’è già troppa cosa fatta all’italiana (che non siano la pizza o una serata alla Scala), tentiamo di mantenere questo ambito lavorativo entro confini professionali. Ne guadagniamo tutti. Clienti e operatori. Ciao.
Ciao, tutto è bene ciò che finisce bene (o male, dipende da chi leggerà questo post ). Ormai oggi tutti vogliono fare i furbetti, io lavoro anche in ambito di Turismo e tutti i giorni mi arrivano proposte di collaborazione (naturalmente email di vari tentativi di truffa). Il seo comunque deve essere valorizzato e al massimo io avrei stabilito un prezzo base (perchè ovviamente il tempo è denaro) ed una percentuale in base ai risultati, perchè si deve tener conto anche dei risultati.
Ciao
@Villa Toscana: tener conto dei risultati (in questo contesto poi) in un ambito di formazione? Scherzi?
A me sembra spam.
@Garethjax: hai ragione, ho cancellato il commento sopra il tuo. Spiacente per l’inconveniente.
Ah ah, nessun problema Maurizio, è che mi è arrivata la segnalazione perchè seguivo i commenti 😀
Ottimo pezzo davvero, si può condividere in tutto.
Poi, certo, le fregature e i cattivi comportamenti sono sempre dietro l’angolo, il settore è piena di gente poco seria, tipo mamadigital tanto per dire i primi che mi vengono in mente.
A presto!
Condivido al 100%. Nonostante sia passato parecchio tempo da quando hai scritto il post, niente della sua attualità è andata persa: bisogna avere la fermezza di mettere dei paletti, e poi difenderli con forza. Si chiama integrità.
Queste sono aziende che rompono il mercato e perché no in qualche modo rovinano la nostra figura professionale.
Unica cosa che posso riconoscere a questa azienda che pur non conoscendo la materia, parlando tra l’altro di cliente conosciuto offline come si legge dall’articolo, immagino abbiano un commerciale, esperto marketing o chiunque sia capace al punto di vendere l’aria del vaticano in boccette.